A che gioco giochiamo in azienda? Quando la gamification funziona

Il potere dei giochi nella formazione e crescita personale (oltre che professionale)

In questo articolo Marco Muratore, psicologo, esperto di giochi di ruolo, motiva l’efficacia della gamification per lo sviluppo delle competenze in azienda. La gamification è qui intesa in senso ampio come metodologia sia analogica che digitale.

 

Ho preso in prestito il titolo di un celebre libro di Eric Berne – A che gioco giochiamo – per introdurre un tema che mai come ora ha suscitato l’interesse di chi opera nei settori della formazione, della crescita personale e delle risorse umane.

Nel mondo della psicologia e della formazione, l’uso dei giochi di ruolo ha radici profonde e affascinanti.

Nella succitata opera del 1964, Berne espone il suo modello di analisi delle relazioni personali attraverso il “gioco”, offrendoci una prospettiva unica su come queste dinamiche influenzino la nostra vita quotidiana.

Le capacità simulative del gioco sono utilizzate fin dalla prima infanzia per sostenere l’apprendimento sia nei processi razionali (estrarre le regole che muovono i giochi) che motivazionali (mantenere interesse e coinvolgimento).

Partendo dagli stessi principi il concetto di “Gamification” ha sdoganato il gioco anche nel mondo degli adulti rompendo la barriera che separava il mondo “puerile” del gioco dal territorio “produttivo” degli adulti.

 

 

Perché usare il gioco nella formazione e nello sviluppo delle competenze

Sull’adagio “non si smette di giocare perché si invecchia, ma si invecchia perché si smette di giocare” è avvenuta la rivalutazione del gioco da mero passatempo di quelli che hanno tanto tempo libero a necessità per tutti gli ambienti che vogliono mantenersi “vivi” e in crescita.

Il gioco, quindi, diventa un potente strumento per stimolare l’apprendimento e lo sviluppo personale a ogni età. Diventa, quindi, oggetto di studio per estrarre gli ingredienti magici in grado di rendere più bello ed efficace l’apprendimento in ogni ambito: dalla formazione tecnica allo sviluppo di competenze soft.

Tra questi ingredienti troviamo il flusso. La celebre Teoria del Flusso di Csikszentmihalyi evidenzia condizioni ottimali per massimizzare la concentrazione e l’impegno in ogni attività e negli apprendimenti. Questa teoria si presta anche allo sviluppo di interessanti corollari riguardanti il benessere personale e lo studio di processi di accompagnamento progressivo alle sfide formative e professionali.

“Imparare facendo/giocando” non è solo un modo per risparmiare tempo, ma è anche una strategia per creare un’esperienza formativa gratificante per le persone “in gioco”.

 

 

L’ingrediente magico della gamification

Mi permetto di mettere in discussione il vecchi adagio: “il gioco è bello finché dura poco” lascia spazio a una riflessione più attenta: “quando il gioco è bello”?

La risposta è nel concetto di Flusso/Flow che rappresenta punto di equilibrio tra le capacità della persona e il livello di difficoltà a cui è esposta.

La chiave per un’esperienza di gioco soddisfacente è il concetto di “Flusso”, che si manifesta quando le capacità di una persona si equilibrano con la sfida che affronta. Quando siamo immersi in un gioco che ci fa sentire di imparare e crescere, sperimentiamo il vero piacere del gioco.

Il gioco è bello, quindi, fintanto che ci fa sentire di imparare qualcosa. Ci annoiamo se sperimentiamo un gioco banale in cui sentiamo di aver esplorato tutte le possibilità. Ci sentiamo respinti e intimiditi da giochi pieni di regole sconosciute giocati da altri appassionati che vi si muovono con disinvoltura.

L’esperienza del flusso invece ci conduce ad appropriarci delle conoscenze che la partita chiama attorno a sé: conoscenza sulle regole del gioco, sul comportamento dei partecipanti, conoscenze su sé stessi nell’esperienza sociale promossa dal gioco.

Sfruttando il potere del gioco come strumento di formazione, possiamo creare esperienze coinvolgenti e significative che ci permettono di esplorare nuovi orizzonti e diventare la migliore versione di noi stessi.

Il fascino del gioco come cancello di accesso per riscoprire sé stessi ci riporta a dove abbiamo iniziato, ad Eric Berne ed al viaggio che si apre oggi a tutti, bambini e adulti: a che gioco giochiamo?

 

Marco Muratore è laureato in psicologia della comunicazione e delle organizzazioni presso l’Università degli Studi Milano Bicocca. Dal 2010 collabora con GNV Group e, con il ruolo di Tool specialist, si occupa dell’adattamento degli strumenti TTI Success Insights al contesto italiano. Grande appassionato di giochi di ruolo, è impegnato nella promozione sociale di questa metodologia e studia la sua applicazione sia in ambito educativo che aziendale.

 

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