Quando non basta avere obiettivi SMART: il potere dello story planning

Perché gli obiettivi non si realizzano anche quando sono SMART?

Mi hanno insegnato che la condizione affinché un obiettivo si realizzi è che sia ben formato.
E un obiettivo ben formato deve essere SMART: Specifico, Misurabile, Ambizioso, Realizzabile e Tempificato. Ho trovato altre formule dell’acronimo smart, ma la sostanza non cambia. Ogni volta il focus è sull’obiettivo, sul centro a cui deve puntare la freccia, ma chi poi materialmente deve scoccare la freccia sono le persone.

E le persone non raggiungono in automatico un obiettivo solo perché smart.
Le motivazioni possono essere diverse. Le persone non raggiungono gli obiettivi a loro assegnati perché:
– non hanno le competenze o le risorse giuste,
– non credono abbastanza in sé stesse e nelle proprie potenzialità,
– non credono nell’azienda, non sono abbastanza ingaggiate,
– non comprendono perché un determinato obiettivo debba essere raggiunto.

Walt Disney diceva: “Se puoi sognarlo puoi farlo.”

Io dico: se puoi raccontarlo puoi realizzarlo.

Questa frase sta alla base del laboratorio di story planning di GNV Group.

Story planning: il metodo per definire gli obiettivi e ingaggiare il team

Spesso gli obiettivi vengono percepiti come voci da spuntare su un file, caselle da riempire. Ecco perché le persone non si impegnano abbastanza o non danno il meglio di sé per realizzarli.
Gli obiettivi sono molto di più di caselle: sono imprese da realizzare. Sono monti da scalare, maratone da compiere, opere da costruire o forgiare. Puoi scegliere la metafora più adatta al tuo contesto o cultura aziendale.

Gli obiettivi sono storie da raccontare.
Trasformare un obiettivo smart in una storia da raccontare consente alle persone di:

  1. andare oltre il livello razionale a cui si ferma l’approccio smart, per accedere anche alla dimensione emotiva che può facilitare o ostacolare il raggiungimento degli obiettivi,
  2. sfruttare il potere della visualizzazione,
  3. avere anche uno strumento per «comunicare» gli obiettivi e motivare gli alleati.

Ecco come trasformare un obiettivo smart in storia da raccontare e realizzare.

Lo schema narrativo canonico aiuta a realizzare gli obiettivi

Quando hai definito un obiettivo SMART per il tuo team poniti queste domande.

Cosa potrebbe impedirvi di realizzare questo obiettivo?
Quali potrebbero essere gli ostacoli da affrontare?
Chi sono i vostri nemici?
Chi sono gli alleati?
Quali strumenti dovreste usare? Di quali risorse avete bisogno?
Qual è la mappa? Quali step o prove ci sono nel percorso?
Ma soprattutto perché dovreste raggiungere questo obiettivo?
Quali opportunità, quale valore potrete trarre dal raggiungimento di quell’obiettivo?

Queste sono le domande che recentemente ho posto  ad un team composto dal CEO e da vari responsabili di divisione di un’azienda in forte crescita.
In pratica ho applicato lo schema narrativo canonico alla definizione degli obiettivi.
Lo schema narrativo canonico è l’insieme degli elementi che ricorrono in tutte le storie di qualsiasi epoca e genere: eroe, impresa, conflitto, nemici, alleati, strumenti magici, tesoro.

Cosa puoi scoprire se trasformi gli obiettivi in imprese da raccontare

Rispondere alle domande ispirate dallo schema narrativo consente alle persone di sfruttare il potere della narrazione per proiettarsi nel futuro, visualizzare gli elementi chiave e quelli critici di un’impresa che porta al raggiungimento di un obiettivo.
Un responsabile di divisione, ad esempio, ha inserito il proprio nome nell’elenco dei possibili nemici perché ha riconosciuto che la sua difficoltà a delegare avrebbe potuto compromettere la buona riuscita dell’impresa.
Un altro responsabile ha riflettuto sul fatto che un business partner avrebbe potuto essere alleato o nemico a seconda del ruolo assegnato in un progetto e del vantaggio che avrebbe potuto trarre dalla collaborazione.
Lo schema narrativo canonico consente soprattutto di condividere il senso di ciò che si sta facendo (il vero tesoro) per aumentare il livello di engagement delle persone.

 

La chimica delle storie per raggiungere gli obiettivi

È stato provato che ascoltare storie (ma io dico anche raccontarle) fa produrre dopamina e ossitocina.
La dopamina è il neurotrasmettitore che interviene nei processi cognitivi, di memorizzazione, nei processi motori. È responsabile del senso di soddisfazione che proviamo quando raggiungiamo una meta, quando portiamo a termine un compito importante e ci sentiamo pronti per un’altra sfida.
L’ossitocina è detta “sostanza altruista”, quella che ci permette di costruire rapporti di fiducia e collaborazione.
Servono altri buoni motivi per trasformare gli obiettivi smart in storie da raccontare?

Helga Ogliari

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